Gentilissime lettrici e gentili lettori,
siamo arrivati a chiudere un altro anno di questo blog.
Nel fare a tutti gli auguri di buone feste e buon anno nuovo confido che le nostre news ed i nostri commenti abbiano potuto suscitare spunti di riflessione e di interesse. Il panorama che è emerso si pone in una posizione di sostanziale continuità con quello degli anni precedenti. Il quadro regolatorio della disciplina dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni appare, almeno nei suoi tratti principali e distintivi, piuttosto consolidato sulle scelte effettuate alla fine dello scorso secolo. Pertanto, fatta eccezione per alcuni aggiustamenti di contorno (come il recente inasprimento della “sanzione” da contratti a termine illegittimi operata dall’ultima legge comunitaria), le questioni applicative e pratiche, che si pongono agli operatori del settore, sono ormai piuttosto dipanate. Restano ovviamente i temi consueti di un’amministrazione pubblica che risente delle problematiche del Paese e della necessità di essere non solo attrattiva per i giovani (quelli che ci sono), ma anche premiante per chi da anni ne è il vero motore, volendo, almeno in questa sede, rifuggire da una lettura degli apparati amministrativi nella chiave di una sorta di burocrazia da barzelletta intenta solo a tarpare le sorti brillanti e progressive delle sue indefesse comunità.
Persino la rivoluzione digitale e l’uso dei modelli dell’intelligenza artificiale rappresentano uno strumento di sicuro miglioramento dell’economicità e dell’efficenza dell’azione amministrativa.
E’, però, parimenti vero, per continuare con le suggestioni dell’art. 1 della legge n. 241 del 1990 ovvero dell’art. 97 della Costituzione, che essi richiedono uno sforzo concreto ed effettivo nella direzione di assicurare l’imparzialità, la pubblicità e la trasparenza dei criteri o degli “algoritmi” applicati; sforzo dal quale davvero non si dovrebbe poter prescindere.
Insomma verrebbe da dire che omnia mutantur, nihil interit.
Alla fin fine, difatti, i problemi sono sempre i soliti e, salvi futuri dispotici che quanto meno si spera non siano dietro l’angolo, il pericolo non è l’AI ma i suoi impieghi che devono, in primo luogo, rifuggire da una visione miracolistica e quasi da oracolo onnisciente ed, in secondo luogo, sfruttarne le enormi potenzialità in modo controllata e conoscibile secondo i tratti che da sempre costituiscono, o dovrebbero costituire, gli elementi fondativi di un ordinamento sinceramente democratico e aperto alla partecipazione dei suoi cittadini.
Ancora Buone Feste a tutti!
Avv. Mauro Montini