Il Supremo Consesso, con sentenza del 4 maggio 2023, n. 4523 ha ricostruito i limiti entro cui può essere riconosciuto il risarcimento per lesione dell’affidamento del privato.
Ha ricordato infatti che, affinché si possa configurare una lesione del legittimo affidamento, occorre che questo sia ragionevole e, quindi, incolpevole; esso deve fondarsi su una situazione di apparenza costituita dall’amministrazione con il provvedimento o con il suo comportamento correlato al pubblico potere e in cui il privato abbia senza colpa confidato.
Inoltre, il grado della colpa dell’amministrazione rileva sotto il profilo della riconoscibilità dei vizi di legittimità da cui potrebbe essere affetto il provvedimento. In questi termini l’aspettativa sul risultato utile o sulla conservazione dell’utilità deve essere ottenuta in circostanze che obiettivamente la giustifichino. Il privato deve dunque aver confidato, in buona fede, della correttezza dell’operato amministrativo, con conseguente inescusabilità se l’ignoranza dipende da colpa grave.
In definitiva, l’affidamento deve quindi fondarsi su una situazione di apparenza costituita dall’amministrazione con il provvedimento o con il suo comportamento correlato al pubblico potere e in cui il privato abbia senza colpa confidato.